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Pasta...da indossare

Ci sono hobbies che subiscono l'influenza delle mode: diventano popolari per un certo periodo, durante il quale sono i protagonisti assoluti delle chiacchere fra bricoleurs e delle offerte commerciali del settore, ma che poi, dopo un lasso di tempo variabile (da un paio d'anni a una decina o poco più) vengono abbandonati in favore di nuove attività e spariscono letteralmente nel nulla annegando nell'oblio... E' successo anni fa con quei telaietti per fare i quadratini di lana all'uncinetto che impazzavano dappertutto...li vendevano persino gli ambulanti sulle spiagge, segno che erano proprio popolari!
C'è qualcuna che se li ricorda?
Beh, se anche fosse non vi conviene farvi avanti, tradireste la vostra (ehm...nostra) età! ;-)

Ma è successo anche in tempi più recenti per la pasta al sale o per il patchwork su polistirolo: mentre la prima mostra ancora qualche sussulto di vita grazie alla sperimentazione una-tantum di nuove ricette che ne prolungano di volta in volta l'agonia, il secondo è proprio morto del tutto, finito, kaputt e a nulla sono valsi i tentativi di riportarlo in auge da parte dei vari fabbricanti di sagome. Anche loro hanno dovuto rassegnarsi all'evidenza e, per non soccombere, hanno pensato di orientare la produzione verso forme che si prestino alla decorazione con il ben più gettonato decoupage.

Ecco perchè fa sempre piacere trovare un hobby che delle mode se ne fa un baffo e che ci torna utile per ribattere agli stereotipi sulla volubilità femminile che i maschietti mettono in circolo per denigrarci.
Sto alludendo all'attività d'infilare perline della la quale, per quanto si vada a ritroso nel tempo, è difficile riuscire a stabilire una data di nascita visto che la presenza di collane di perline persino nei reperti archeologici testimonia della costanza con la quale si è tramandato, di generazione in generazione, di madre in figlia, questo passatempo.
Eppure non sembra risentire affatto del peso degli anni, anzi, è più attuale ed arzillo che mai!

E non è condizionato nemmeno da limiti geografici: è provato che tutte le donne del pianeta subiscono e gradiscono questa passione, da Oriente a Occidente, dal fondo del mare all'alto dei cieli (Ariel e Pollon ve le siete scordate?!)...insomma riesce ad essere global e politically correct in un colpo solo!

L'unico inconveniente legato alla sua longevità e alla sua divulgazione potrebbe essere la mancanza di originalità...ammettiamolo, non è facile essere propositivi in un settore così già intensamente sfruttato...
Ecco perchè anche in questo campo si fa quello che si fa in tutti gli ambienti creativi quando si è a corto di idee: si tira fuori dal baule della nonna una vecchia carabattola e la si ricicla tale e quale come vintage oppure la si spolvera, le si registrano i freni e la frizione e la si butta allo sbaraglio nel revival...semplice, no?!

La mia nonna, persona apprezzabilissima per molteplici versi, apparteneva, ahimè, alla schiera di quegli individui concreti e poco inclini al sentimentalismo abituati a buttare via subito -scellerati!- tutto ciò che non ha più per loro alcuna utilità....il risultato è che, non avendo ricevuto in eredità un baule ottocentesco nel quale frugare, ho attinto alla mia scatola dei ricordi (tanto, sostiene mia figlia, l'epoca è più o meno quella!) e ho ripescato l'idea risparmiosa adottata dalle ragazzine della mia generazione per farsi un corredo di bijoux personalizzati: le collane di pastina tostata!

Semplice l'ingrediente, perchè vanno bene tutte le forme di pastina con un buco in mezzo (ditalini e pennette erano le mie preferite!) e semplice anche la ricetta: basta rovesciare una manciata di pastina in una padella antiaderente e farla rosolare sul fuoco per qualche minuto, mescolando in modo da far colorire per bene ogni pezzetto...lasciamo raffreddare e avremo, pronte da infilare, le più belle, economiche ed ecologiche perline della storia!

© Rossana Radaelli-17.11.06