Tacchini e pellegrini

Quel losco figuro che, in una delle epoche più buie del nostro Bel Paese, ebbe a dichiarare che gli italiani sono un popolo di santi, poeti, navigatori ed altre simili amenità, si dimenticò di citare un'ennesima loro caratteristica non meno distintiva, ovvero che gli italiani sono un popolo d'incorreggibili festaioli!
E' infatti accertato che l'Italia venisse un tempo annoverata tra le nazioni europee a godere del maggior numero di festività nazionali finchè, sul finire degli anni '70, una revisione del calendario fece slittare alcune ricorrenze alla domenica successiva.

Il lodevole intento dei legislatori era quello di renderci più produttivi...ma l'espediente, occorre dirlo, non sortì l'effetto sperato perché lo spirito d'iniziativa, altra ben nota qualità dell'italiano medio, portata in certi casi a tali raffinate interpretazioni da assurgere al ruolo di vera e propria arte (la cosiddetta arte di arrangiarsi) fece in modo di sopperire alle feste perdute con strategici ponti, buttati ora qua ora la, se non addirittura con ricorrenze inventate ex novo o importate da altri paesi...

Così se oggi nessuno si ricorda di festeggiare il 4 Ottobre (S. Francesco Patrono d'Italia) o il 4 Novembre (anniversario della vittoria...l'ultima, tra l'altro, di cui potersi gloriare!) in compenso abbiamo la neonata Festa dei Nonni e l'importata Festa di Halloween...
Direi che ci sono i presupposti, per una sorta di par condicio, per poter sperare in un prossimo futuro anche nella festa degli zii, dei figli, dei cognati, dei cugini, dei nipoti...and so on.

Senza contare le enormi potenzialità che ci offre la recente ondata immigratoria: chissà quante e quali ricorrenze si sono portati appresso cinesi, marocchini, rumeni, senegalesi, ucraini, egiziani: non uno, ma tanti nuovi calendari da rivisitare alla ricerca della festa perduta!

E intanto che aspettiamo che le società di marketing individuino per noi l'evento consumisticamente più gratificante, laviamoci la coscienza con il triplo candeggio e riponiamola nel più recondito cassetto dell'animo, affinchè non salti fuori inaspettatamente a rinfacciarci che, dopo averli debitamente sfruttati, privandoli della loro dignità, a quei poveri disgraziati rubiamo pure le loro tradizioni.

Chissà, magari si tratta di una specie di rivalsa che ci prendiamo, noi italiani, nel vano tentativo di affrancarci dalla sudditanza psicologica nei confronti di popoli che, da sempre, consideriamo più avanti di noi...insomma applichiamo il principio del sii debole con i forti e forte con i deboli!
Inutile che mi dilunghi in proposito...ma sì, è proprio a lei che sto pensando, all'America, la musa ispiratrice dell'evoluzione del costume italiota negli ultimi 60 anni!

L'America così materialmente lontana eppure così idealmente vicina nei nostri pensieri, l'America che ci è arrivata, porgendosi come modello da imitare, negli anni '50 attraverso il cinema e con i primi tubi catodici e che continua ad influenzarci e a condizionarci oggi dagli schermi al plasma e dai monitor LCD.
Eh sì perchè gli italici lidi, così poco ospitali per il forestiero che arrivi via mare (ogni riferimento ai famigerati barconi è puramente intenzionale) si trasformano in accoglienti nidi per l'esotico che arrivi via cavo o via etere, navigando nel mare virtuale di Internet.

Eppure c'è una festa che, sebbene molto radicata nella cultura americana, qui da noi non ha ancora preso piede, nonostante la sua celebrazione a base di tacchino arrosto e parate commemorative in costume da pellegrino l'abbiano ormai resa nota: è il Thanksgiving Day o giorno del ringraziamento, che cade tutti gli anni nel quarto giovedì di Novembre.
Evidentemente, al di là del sottinteso significato religioso (che non ci è mai stato d'ostacolo nell'adottare una nuova festa) è proprio il concetto della riconoscenza in sé che d'istinto non ci solletica!
Peccato, perché, visto che siamo tutti così poco inclini a riconoscere i meriti altrui, non ci sarebbe stata male una ricorrenza ad hoc che ci rammentasse, almeno una volta all'anno, di osservare questa doverosa incombenza!

Ora potreste obiettarmi che l'essere grati d'ufficio non sia il massimo...ma d'altra parte è forse necessario che ci sia una Festa della Mamma per ricordarci di avere una madre da celebrare?!
E allora approfittiamo oggi di questo Thanksgiving Day per farci un esame di coscienza e ringraziare tutti coloro che riteniamo degni di riconoscenza...

Va bene, comincio io, tanto per dare il buon esempio! E dico che sono grata a...

... Chi afferma "io non sono razzista, ho anche amici extracomunitari, ma certo che gli stranieri rubano il lavoro agli italiani"...

...Grazie a chi ti frega il posto nel parcheggio infilandosi contromano mentre stai facendo manovra...

...Grazie a chi si commuove per la sorte dei cani randagi e poi rifiuta asilo ai rifugiati siriani...

...Grazie a chi, al supermercato, prende qualcosa nel reparto surgelati, poi cambia idea e lo abbandona tra i quaderni del reparto cancelleria...

...Grazie a chi dichiara "io non sono omofobo, ho anche amici gay, ma certo che il matrimonio tra omosessuali è contro natura"...

...Grazie a chi riferendosi ad una donna stuprata sentenzia che se l'è andata a cercare...

...Grazie a chi ha votato Trump e ha condannato anche il resto del mondo a subire 4 anni d'intolleranza, di prepotenza e d'istigazione alla violenza...

...Grazie a chi giudica il chador un segno d'ignoranza e di superstizione ma guai a togliere il crocifisso dalle scuole...

...Grazie a chi sproloquia che i campi di sterminio non sono mai esistiti e che li ha inventati la propaganda antifascista...

Grazie gente e scusate se ho dimenticato qualcuno, ma comunque grazie a tutti voi...perché mi fate sentire un persona migliore!


© Rossana Radaelli-24.11.16

La vita è bella...

E' vero, ma bisogna saperla apprezzare. E tu, che da sempre detesti chi, nelle situazioni di difficoltà, ti esorta a considerare il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, non sopporti l'ottimismo idiota di chi è affetto dalla sindrome di Pollyanna e ti spinge a vedere selettivamente solo i lati positivi di un evento, ignorandone gli aspetti negativi e le difficoltà.
I problemi, tu pensi, non spariscono infilando la testa nella sabbia, come gli struzzi, e facendo finta che non esistano, i problemi vanno affrontati, analizzati e risolti...

Ma poi capita che la vita ti metta di fronte a problemi non risolvibili: la morte di una persona cara, la fine di un matrimonio, una malattia...e tutte le tue certezze vengono rimesse in discussione.

Per molti anni sei vissuta nella convinzione di essere favorita da madre natura: a parte le malattie esantematiche dell'infanzia, delle quali non serbi ricordo se non attraverso il resoconto parentale, mai un disturbo, mai un'affezione...nemmeno una banale influenza!
E sì che non ti sarebbe dispiaciuto ogni tanto -solo ogni tanto, certo!- prenderti una vacanza extra, dalla scuola prima e dal lavoro poi, con la scusa di un qualche malanno!

Una salute di ferro...Una roccia insomma!
Non te l'aspettavi di poterti ammalare...eppure è successo.

Non ti aspettavi di dover affrontare sintomi debilitanti, esami clinici gravosi, il ricovero ospedaliero: erano cose che toccavano sempre agli altri...invece è toccato anche a te.

Prima è arrivata la preoccupazione di non capire cosa ti stesse capitando, poi la scoperta di un morbo così poco cumune che non l'avevi mai sentito nominare e infine la consapevolezza che non ne morirai ma nemmeno ne potrai guarire.

Sai che non sarai più quella di prima, sai che per continuare a svolgere le normali mansioni quotidiane avrai bisogno di più tempo, sai che dovrai dipendere dall'assunzione costante di determinati farmaci e dovrai abituarti a quella nuova immagine del tuo volto enfiato che ti rimanda lo specchio ogni mattina..

E la tua vita è cambiata.

In peggio?
Perchè tutte quelle piccole cose della tua giornata che davi per scontate non lo sono più...

O in meglio?
Perchè minuzie insignificanti e prima trascurate diventano all'improvviso importanti...

Quanto più risulta difficile mantenere le vecchie abitudini, quelle che una volta ti sembravano persino noiose, e tanto più acquistano valore e maggiormente apprezzi i rari momenti in cui riesci ancora a praticarle.

Così, anche se detesti l'ottimismo idiota di Pollyanna, bevi dal bicchiere mezzo pieno che ti sei trovata davanti.

Perchè la vita è bella, nonostante tutto.



© Rossana Radaelli-02.11.16