Finalmente qualcosa di utile!

Dice il proverbio che la costanza viene premiata...ma il più delle volte è un contentino morale che ci auto-propiniamo in attesa di tempi migliori, soprattutto quando siamo delusi da qualcosa su cui abbiamo riversato delle aspettative.

E' una sensazione che ci assale, ad esempio, quando, dopo aver ceduto alle lusinghe della pubblicità o di un abile imbonitore, abbiamo acquistato un attrezzo che prometteva meraviglie e che invece serve solo a farci fare le stesse cose di prima, ma in modo più lungo e complicato!  0_0

La prossima volta andrà meglio, ci diciamo, prima o poi ci capiterà di trovare davvero quell'utensile che, senza nemmeno saperlo, abbiamo sempre desiderato di possedere, quello che ci risolverà in modo pulito, facile e veloce una qualche situazione creativa....si sono scoraggiati gli antichi alchimisti che andavano alla ricerca della pietra filosofale?
Certo che no, quindi perchè dovremmo farlo noi? La costanza, prima o poi, verrà premiata! E andiamo avanti, imperterriti, con lo shopping ad oltranza...

Qualche volta veniamo premiati...

E' quello che ho pensato dopo aver provato ad usare un aggeggino acquistato in cartoleria.
Si tratta di un taglierino per carta e plastica della 3M che ha un'estremità, quella opposta all'impugnatura, dalla forma insolita, che ricorda vagamente il piedino di una macchina da cucire.

L'uso è semplice: si appoggia il foglio da tagliare sul tavolo, se ne incastra un bordo tra le linguette che costituiscono i piedini del cutter e si fa scorrere in avanti la lama...più facile da fare che da descrivere, guardatevi le foto  ;-)


Taglierino in azione


Facile, veloce, pulito, senza intoppi...con un po' d'esperienza credo che si possa imparare a tagliare anche in linea curva...
Insomma, non sarà la pietra filosofale, ma funziona davvero!

La costanza viene premiata...basta sapersi accontentare. ;-)


P.S. La confezione segnala, a titolo di merito, che trattasi di prodotto Made in USA (pare che questi attrezzi, se non sono americani, non li vuole nessuno!)...e va bene, sarà anche fabbricato oltreoceano, però lo studio di design che l'ha progettato è italiano d.o.c. (cicca, cicca!)

© Rossana Radaelli-13.03.07

Arti femminili?

Ricamo, maglia, uncinetto, patchwork, chiaccherino, macramè, tombolo, modano......le possibilità d'espressione creativa attraverso l'uso di filati e tessuti  sono così tante da aver indotto la produzione di una serie altrettanto numerosa di pubblicazioni sull'argomento: partendo da libri e riviste sino ad arrivare a vere e proprie enciclopedie!

Come mai allora quella definizione di "arti femminili" mi suona così riduttiva?
Forse perché mi sembra che non venga usata -come dovrebbe essere!- per constatare la maschile inettitudine verso tali attività bensì per sottolineare che, ammesso che di arti si possa parlare, si tratta tuttavia di arti minori, di opere di scarsa rilevanza, di penosi tentativi per rendere più interessante l'umile mansione del rammendo!

Come la mettiamo, donne? Per quanto tempo ricadrà ancora sulle nostre spalle l'errore della buonanima Eva Del Paradiso, nostra progenitrice, colei che vivendo nello splendore del giardino dell'Eden chiese a Dio di darle un compagno perché si sentiva troppo sola?!...............
Che dite? Non è così che vi è stata raccontata la storia?! Ma certo, siete rimaste vittime, una volta di più, dell'anticultura maschilista che si è imposta ed è stata tramandata nel corso dei secoli grazie alla maggiore prestanza fisica e allo smodato bisogno di affermazione dei suoi promotori!


Ma non è troppo tardi per aprire gli occhi e scoprire come realmente sono andate le cose...e magari per dire ad Eva quello che si merita per la sua avventatezza nel chiedere a Dio un rimedio alla solitudine!
Dio l'accontentò e le concesse la compagnia di quell'essere un po' rudimentale che risponde al nome di uomo in cambio di una promessa:
-Dovrai lasciargli credere...- Dio disse ad Eva, -...che ho creato lui per primo, perché è un tipo molto egocentrico.......
Sarà il nostro segreto, da donna a donna.....-



L'origine della specie (versione femminile)




© Rossana Radaelli-07.03.07

Partenze intelligenti?!

Si fa un gran parlare, in questo periodo, delle cosiddette partenze intelligenti: radio, televisione e carta stampata ci danno consigli per gestire al meglio il viaggio verso la località che abbiamo scelto come meta delle nostre vacanze e su Internet troviamo tutte le informazioni, aggiornate in tempo reale, relative all'andamento del traffico sui principali raccordi autostradali.....
Com'è allora che, tutti gli anni -se non è all'andata sarà al ritorno- restiamo incagliati in code chilometriche, sotto un sole implacabile, con il condizionatore dell'auto che ansima inefficiente e ci viene da pensare che l'unica mossa davvero intelligente sarebbe stata quella di non partire?!

Il fatto è che i mass media, come dice il nome, non sono retaggio di pochi eletti ma un fenomeno di massa, così è plausibile che i consigli dei guru della viabilità non li si ascolti solo noi!


E se ci dicono che per andare da Milano a Chiavari è meglio partire alle 4 del venerdì mattina piuttosto che alle 16 del sabato pomeriggio, tutti quanti ci uniformiamo all'indicazione: anticipiamo di un giorno le ferie, puntiamo la sveglia alle 3, ci alziamo dopo poche ore di dormiveglia agitato (l'afa e la zanzare non seguono i bollettini del traffico!), carichiamo la macchina sotto il primo temporale della stagione che, come tutti gli anni, saluta la nostra partenza, dimentichiamo la valigia con i costumi e gli asciugamani da spiaggia nell'atrio condominiale e.....ci ritroviamo, alle 4 e 20, in coda a Binasco (per chi non fosse pratico della zona: si trova ad un paio di km dalla barriera di Milano), insieme a qualche altro centinaio di famiglie di vacanzieri che hanno seguito lo stesso telegiornale!


Probabilmente, se fossimo partiti il sabato pomeriggio, avremmo potuto evitare il traffico, i T.I.R. e le arrabbiature, arrivando a Chiavari in due ore invece che in sei.....ma non c'è niente da fare: l'esperienza in questi casi non aiuta, ogni anno ricaschiamo nello stesso tranello delle partenze intelligenti.


E pensare che basterebbe così poco per evitarlo! Sarebbe sufficiente far ricorso alla nostra sempre latente creatività...non sarà andata in ferie pure quella?!
Perchè non cerchiamo, ad esempio, percorsi alternativi?
Personalmente ho scoperto i posti più belli delle mie villeggiature proprio in questo modo....
Va bene, lo ammetto, nel mio caso la creatività c'entra poco: sono così totalmente priva di senso dell'orientamento che i miei tragitti alternativi altro non sono che errori di direzione, però sbagliando strada ho scovato degli angolini meravigliosi (ho le foto per provarlo!) che non avrei mai potuto vedere seguendo le vie convenzionali!


Naturalmente, così facendo, si allungano un pochino i tempi di percorrenza: se per andare da Milano a Chiavari con la partenza stupida ci vogliono 2 ore e con la partenza intelligente ce ne voglio 6, con il mio sistema di viaggio riesco a mettercene anche 10....ma non c'è confronto in quanto a soddisfazione! ;-))



© Rossana Radaelli-01.08.07

A lezione di modestia

Inutile negarlo: gli hobbies creativi sono diventati di gran moda!
Se non vuoi essere tagliato fuori devi averne almeno uno o due...ma è meglio tre o quattro, se possibile, e in assortimento variabile.
Mostre mercato, nuovi prodotti, libri e riviste...non passa giorno senza che fiorisca una nuova iniziativa mirata a farci intraprendere o coltivare al meglio l'hobby più adatto alla nostra indole e...al nostro portafoglio!
Eh sì perchè questo crescente fervore per la creatività muove un bel giro di soldini...E tutti se ne vorrebbero intascare almeno una fetta!

Per associazione d'idee mi ritorna in mente un brano di Margareth Mitchell, residuato sentimentale dei miei trascorsi di adolescente romantica, dove parla dei carpetbaggers, avventurieri e mestatori provenienti dal nord America e piombati come avvoltoi sugli stati confederati usciti sconfitti dalla guerra di Secessione....li chiamavano così perché portavano tutti i loro averi in una carpetbag, la tipica sacca da viaggio ottocentesca di stoffa da tappeto.

Ma chi sono i novelli carpetbaggers?

Non sono i fabbricanti di prodotti per l'hobbistica perchè se è vero che vorrebbero farci credere che il loro barattolino o il loro strumentino sono gli unici a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e indispensabili è anche vero che si limitano a fare il loro lavoro, che è quello di vendere la merce.....(e direi che lo fanno bene, almeno a giudicare dal fatturato!). Sta a noi verificare se l'acquisto ci conviene oppure no...insomma nessuno ci obbliga a comperare una cosa che non ci serve!

Stesso discorso per i prodotti editoriali: nelle riviste il redattore, che si è documentato (o dovrebbe averlo fatto!) su una determinata tecnica, si limita a presentarci i lavori di qualcun altro e di solito ci offre più spunti che insegnamenti; nei libri l'autore, che ha fatto esperienza diretta (o dovrebbe averla fatta!) in una certa attività, ce ne fornisce le nozioni di base per permetterci d'affrontarla senza incorrere negli errori più comuni dei principianti...
Anche in questi casi però abbiamo modo di valutare a priori, sfogliando il libro o la rivista, se vale la pena d'investire i nostri soldi nell'acquisto.

I veri carpetbaggers sono altri, sono quelli che che, pur avendo cambiato il modo di presentarsi mantengono le stesse discutibili intenzioni: non arrivano con la borsa di pezza ma con una cassetta in plastica o in alluminio con tanti scomparti e, approfittando dell'altrui inesperienza, s'improvvisano maestri spacciando le loro modeste competenze per enciclopedico sapere.
Fatto tesoro del detto in una classe di asini il mulo è il re, sfoggiano la loro mediocre abilità abbagliando lo sprovveduto allievo che si convince di aver a che fare con un valente artigiano.

Diffidiamo allora dei cartelli che, sempre più numerosi, spuntano nelle vetrine di cartolerie, colorifici e mercerie; stiamo in guardia contro i banner che occhieggiano sui siti dei presunti esperti: corsi, corsi, corsi...tutti propongono corsi che dovrebbero metterci in grado d'imparare questa o quella tecnica.
Ma che garanzie ci offrono?
Come possiamo appurare che ci siano davvero utili e che c'insegnino qualcosa di più di quel che potremmo imparare da soli avendo abbastanza tempo a disposizione?

Come prima cosa chiediamo che ci vengano mostrati i lavori dell'eventuale docente -seppure al nostro occhio impreparato potrebbero sembrare comunque ben fatti!- poi informiamoci se è possibile vederlo all'opera in una dimostrazione; infine domandiamo che ci venga data la possibilità di seguire (e quindi di pagare!) una sola lezione prima di decidere se iscriverci all'intero corso.

E se ci rispondono picche? No problem, basta rivolgersi ad un altro negozio o visitare un altro sito: corsi, corsi, corsi...i corsi sono tanti e troveremo di sicuro quello che fa al caso nostro!

E suggeriamo al nostro mancato insegnante di frequentare a sua volta un bel corso di modestia! ;-)

© Rossana Radaelli-21.11.06

Ardente passione

Ardente? Di più! Rovente... scottante.... bruciante passione! E' quella che si accende (eh,eh,eh!) in tutti quelli che si cimentano con la pirografia, la tecnica di decorazione del legno per mezzo di una punta metallica arroventata.
A me è successo una decina di anni fa, quando un amico di famiglia, vacanziero ed incosciente , tornò da un soggiorno in Tirolo portando in regalo a mio nipote quello strano utensile dell'artigianato locale.....
I risultati furono (nell'ordine): un ditino scottato, un'abbondante dose di lacrimucce, una medicazione con crema lenitiva e il sequestro del pirografo da parte della premurosa zietta...

Qualche prova, la ricerca del legno più adatto, e via!

Sono partita dai portatovaglioli per arrivare al tavolino del salotto ma.........non è ancora finita: avete idea di quanti oggetti ed arredi in legno ci sono in una casa?!
Ammettiamolo: disegnare con un ferro incandescente non viene così spontaneo come con una matita e, soprattutto all'inizio, la paura di scottarsi è tanta...però che meraviglia quel profumino di legno bruciato che ci accompagna durante la lavorazione: ci fa sentire molto più vicini ai nostri antenati cavernicoli e ai loro disegni rupestri fatti con un legnetto carbonizzato....

Fa bene,ogni tanto un ritorno alle origini, ci fa apprezzare di più questa impossibile, frenetica ma tanto comoda vita moderna! ;-)

© Rossana Radaelli-28.07.06

Il pacchetto rivelatore

I decomaliaci, ormai è noto, sono ammalati cronici, si aggirano fra noi, apparentemente indistinguibili dalla popolazione comune sino a che non sopravviene un qualche evento che provoca la crisi acuta e rende manifesta la sintomatologia. Esaminiamo oggi il caso di Stefania, tipico esempio di decomaliaca allo stadio iniziale, cercando di cogliere i sintomi ancora sfumati della malattia e di suggerire possibili soluzioni per evitare d'incorrere nei fattori scatenanti dell'attacco conclamato.

A tutti è sicuramente capitato di fare dei regali e di avere la necessità d'impacchettarli ed è naturale per tutti desiderare che il proprio regalo faccia bella figura e venga apprezzato anche per come si presenta ma...date un'occhiata al confezionamento realizzato da Stefania:




E' un eclatante esempio di iperattività ornatoria. Eppure Stefania è a prima vista una donna come tante, che conduce una vita normale e che, benchè ammetta di avere degli hobbies, li imputa a semplici espressioni d'innata creatività....Attenta Stefania, non sottovalutare i sintomi premonitori!
Nel tuo comportamento sono già individuabili tipiche manifestazioni del soggetto decomaliaco, ovvero:
- Impacchettare i regali con la carta, mentre è notorio che le persone normali optano per buste e shoppers, più pratici e veloci da usare.
- Adoperare carta da pacco (!!!) invece che carta da regalo, a causa dell'impellente bisogno di riciclo creativo.
- Conservare gli avanzi di carta per farne decorazioni (gli individui sani li buttano i ritagli di carta!)
- Frequentare negozi tutto-a-novantanove-centesimi (chiaro tentativo di minimizzare le pulsioni di shopping creativo).

Per fortuna Stefania è ancora negli stadi iniziali della malattia, tant'è vero che è consapevole di avere dei problemi e ci commuove con la sua disperata richiesta di conferma: - é una malattia grave?-

Cosa possiamo consigliare a Stefania?
Purtroppo dalla sindrome decomaliaca, come da tutte le patologie croniche, non si può guarire, tuttavia è possibile tenere sotto controllo gli episodi acuti con adeguate norme igienico-comportamentali, quali ad esempio:
- Tenersi alla larga da negozi di cianfrusaglie, brico center, cartolerie e colorifici oppure, e solo in casi di estrema necessità, farsi accompagnare da un familiare impaziente (l'ideale è il marito o il compagno, o, per le singles, il proprio commercialista). In tal modo si possono ridimensionare le pulsioni di shopping creativo.
- Acquistare il regalo solo in negozi dove è previsto anche il confezionamento del pacchetto e, una volta a casa, rinchiuderlo in un luogo appartato sino al momento della consegna al destinatario.
- Evitare di conservare ritagli di carta, avanzi di stoffa, cartellini dei vestiti, bottoni e assolutamente mai cedere alla tentazione di tenerli divisi per colore e per forma!
- Vincere il riserbo e chiedere aiuto alle persone care affinchè scoraggino con critiche distruttive ed eventualmente insulti le proprie crisi ornatorie (contrariamente a ciò che fanno le sciagurate amiche di Stefania!).

Insomma è pur vero che la sindrome decomaliaca è una malattia incurabile, ma con i dovuti riguardi anche il soggetto decomaliaco può condurre una vita quasi normale!

E per concludere la notizia ufficiosa dei risultati di una recente indagine eseguita da alcuni autorevoli studiosi che, se dovesse essere confermata, potrebbe riaccendere la speranza negli animi di tanti soggetti decomaliaci: pare che si abbia avuto un miglioramento della sintomatologia a seguito della frequentazione di forum dedicati ad auto e motori...non vi è ancora nulla di certo ma perchè non provare?!

© Rossana Radaelli-09.02.11