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Made in China

Sono una persona prevedibile.
Chi mi conosce sa bene come farmi gioire e come farmi arrabbiare e sa anche che certi tipi di arrabbiatura hanno su di me un effetto catartico perchè mi aiutano a tira fuori quei pensieri negativi che altrimenti, da introversa cronica, continuerei a coibentare nell'animo.

Chi mi conosce sa anche che ci sono argomenti ai quali sono particolarmente sensibile: basta gettarmi l'amo ed io abbocco...tu chiamale se vuoi tentazioni.

Così quando una vecchia amica, che conosco praticamente da sempre, mi ha segnalato il link ad un post che ha trovato per caso, cercando tutt'altro, su Internet, era sicuramente consapevole della reazione che mi avrebbe causato...
Grazie mia cara, sai bene che mi hai fatto -indirettamente!- arrabbiare ma sai anche che ho trovato il modo di reagire e di pensare a qualcos'altro che non fossero i problemi che ultimamente mi affliggono.

Sono stata a lungo indecisa se pubblicare il link al post "incriminato" ma poi ho optato per il no per due ragioni: la prima, quella ufficiale, è che non voglio dare adito a sterili polemiche da parte delle persone chiamate in causa e la seconda, quella intimamente più sentita, è che non voglio offrire un'opportunità di condivisione allargata a chi esprime simili idiozie.

Vi basti sapere che in questo post una gentile signora (ovviamente è un modo di dire) fautrice del Made in Italy si lamentava dell'aumentare del numero di negozi cinesi sul mercato italiano e all'insegna del io non sono razzista ma... snocciolava tutta una serie di presunte colpe di questi invasori dagli occhi a mandorla. Seguivano, ed è la cosa peggiore, una sfilza di commenti da parte di altre gentili signore (è sempre un modo di dire) che approvavano e partecipavano allo scambio di corbellerie (ops, mi è scappato) con l'apporto della loro personale e negativa opinione nei confronti dei cinesi (intesi non più come negozi ma in generale come individui) ma anche dei marocchini, dei rumeni, degli ecquadoregni, degli ucraini, dei centroafricani...insomma di tutta quella eterogenea popolazione di immigrati "colpevole" in primis di rubare i posti di lavoro all'italica progenie e secondariamente di tutta una sequela di scelleratezze di vario genere testimoniate da fatti di cronaca citati ad hoc...il tutto condito dal frequente intercalare di anch'io non sono razzista ma...

La mia amica mi chiede -provocatrice!- cosa penso di questo post...
Che dire?
Che nel nostro paese c'è qualcosa di peggiore del razzismo consapevole, dichiarato e manifesto, ed è questo razzismo strisciante e subdolo mascherato di perbenismo.

Certo non è una vergogna soltanto italiana ma qui da noi la cosidero più grave, tenuto conto che abbiamo sfornato emigranti per oltre mezzo secolo e mi aspetterei una maggior empatia verso chi si trova in condizioni di minoranza etnica, sociale ed economica...
D'altra parte perchè sorprendersi, se addirittura ci sono esponenti del governo italiano, che si permettono di contestare una signora ministro per il colore della sua pelle?!

E chi, consapevolmente o meno, appoggia le sparate -seguite subito da ipocrite scuse- di questi trogloditi in giacca e cravatta (verde) non fa che favorire il gioco dei potenti perchè, come scriveva il Giusti nel 1845, riferendosi all'occupazione austriaca in Lombardia:
...quest'odio, che mai non avvicina
il popolo lombardo all'alemanno,
giova a chi regna dividendo, e teme
popoli avversi affratellati insieme.

La tolleranza, la comprensione, la solidarietà fra le genti fanno paura a chi detiene il potere...e poi si sa che sono principi comunisti e i comunisti non sono mai piaciuti a nessuno.
Come la storia c'insegna, il primo comunista fu condannato alla crocifissione dall'autorità romana ma fu il popolo, quel popolo fatto di umili, derelitti, disperati e gentili signore, che l'accompagnò tra insulti e sassate fin sul Calvario.



© Rossana Radaelli-17.07.13

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