Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia a cambiare colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.


Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.


Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
(Martha Medeiros)

Lentamente -c'è voluto un anno intero!- muore anche questo 2009 denso di avvenimenti, eventi lieti ed eventi tristi, avvenimenti, alcuni,  che hanno lasciato il segno nella storia dell'umanità e, altri, forse meno eclatanti, ma non meno importantanti che hanno lasciato un segno nella storia personale di ognuno noi, singoli esseri umani.

Noi però non moriremo lentamente.

Faremo progetti e ci daremo da fare per portarli a compimento.
Inseguiremo i nostri sogni e non ascolteremo i consigli sensati di quelli che cercheranno di tenerci con i piedi per terra.
Non ci faremo imbrigliare dall'abitudine e andremo ogni giorno in posti diversi oppure troveremo strade diverse per raggiungere lo stesso posto.
Cambieremo colore degli abiti e dei capelli, cambieremo marca di dentifricio e attaccheremo discorso con chi sta in fila davanti a noi alla cassa del supermercato...
Faremo domande e leggeremo le risposte negli occhi della gente; ascolteremo la musica ticchettante del tempo, leggeremo libri di formule magiche e aspetteremo la pioggia per sfoggiare finalmente l'ombrello nuovo.

Non avremo più regole se non l'unica regola di essere diversi e felici di esserlo.

Noi non ci accontenteremo soltanto di respirare......
Noi siamo creativi...
Che splendido anno sarà il 2010 per tutti noi!   ;-))

© Rossana Radaelli-01.01.07


Come hai cominciato?

Ve l'hanno mai chiesto? Come hai cominciato...col tono complice di chi sa d'aver scoperto in voi un'inconfessabile vizio.
Come hai incominciato......come t'è venuta la voglia di dedicarti a quest'hobby?
Vi è capitato?
A me sì...e poichè di hobbies ne ho avuti, ne ho e probabilmente ne avrò ancora tanti, mi è capitato, mi capita e mi capiterà di sentirmelo chiedere innumerevoli volte!

Ma come si fa a spiegare il perchè di una cosa che non è ben chiara nemmeno a noi stessi?!

La mamma racconta che già a 3-4 anni si sarebbero manifestati i segni premonitori della mia futura predisposizione: dice che rigiravo il cibo nel piatto per costruire bislacchi personaggi...rondelle di zucchine al posto degli occhi, piselli come narici, un fagiolino ricurvo per la bocca....tenuto conto che non ero una bimba inappetente e mi piacevano persino le verdure (marziana!) credo che ciò possa testimoniare come, in taluni di noi, la voglia di pasticciare sia scritta nei cromosomi...che volete farci?!

Non saprei dire se la collocazione temporale effettuata dalla mamma sia esatta.....dato che l'abitudine di rielaborare artisticamente il cibo la coservo tutt'ora  ;-)
I miei ricordi personali sui prodromi della chiamata alle arti risalgono ad un periodo successivo....


Ricordo certe mattine d'estate, nel periodo della villeggiatura, quando accompagnavo il babbo a pescare, sulle sponde del torrente che scorreva nei pressi della casa affittata per le vacanze: mentre lui armeggiava con ami, esche e mulinello, io passavo il tempo raccogliendo sassolini sul greto.
Li sceglievo in base alla forma e al colore, cercando d'immaginare come avrei potuto utilizzarli...

Ogni tanto papà trovava un posto "buono", come lo chiamava lui, e credo che intendesse un posto all'ombra, ben ventilato, dove c'erano un vecchio tronco caduto o un grosso masso sui quali potersi sedere, perchè i posti "buoni" erano tutti fatti così....
Allora ci si fermava un po' più a lungo e, mentre lui restava a sorvegliare la pallina di plastica colorata che galleggiava nella pozza, attento a coglierne il benchè minimo movimento nella speranza che un pesce abboccasse all'amo, io iniziavo a legare ed imbrigliare con il filo da pesca i ciottoli più carini per trasformarli in ciondoli da appendere al collo o da appoggiare di traverso sulle orecchie.

Quando si rientrava a casa, qualche ora più tardi, papà rovesciava il contenuto del canestro nel lavandino, la manmma recuperava i pochi pesci per portarli in regalo alla vicina -in famiglia non erano un alimento gradito- e io mi dedicavo finalmente al frutto della mia pesca personale: lavavo i sassi con il detersivo per i piatti, per togliere l'odore del pesce con il quale avevano condiviso il mezzo di trasporto, li facevo asciugare al sole, lucidavo i più piccoli e variopinti con il Vernidas, dipingevo con le tempere quelli più grandi per farli diventare dei fermacarte (sebbene allora non conoscessi nessuno così ricco da avere una vera scrivania sulla quale appoggiarli!) saldavo fra loro, con l'aiuto del Bostick, quelli di misure intermedie per fabbricare delle statuine di buffi animaletti...


Credo però che l'episodio decisivo....o perlomeno quello più consapevole della mia presa di coscienza su ciò che avrei fatto nella vita, risalga a qualche anno dopo e precisamente al Natale dei miei dodici anni in occasione del quale ricevetti contemporaneamente due fantastici regali: il primo fu la valigetta da pittore, una cassettina di legno a più scomparti che conteneva tutto l'occorrente per dipingere ad olio...dopo anni di matite colorate, acquerelli e tempere ebbi l'improvvisa ed inebriante sensazione di essere diventata grande!
L'altro fu il gioco del piccolo chimico...in realtà il regalo non era indirizzato a me bensì a mio fratello -era considerato un gioco "da maschi"- però con la scusa della supervisione da sorella maggiore, ero io che dirigevo gli esperimenti! E che divertimento era mescolare le sostanze nelle provette con i reagenti, vederle cambiare colore o gonfiarsi o cristallizzarsi...
Questo gusto per la sperimentazione credo stia alla base di tutto ciò che ho intrapreso nella mia lunga carriera di pasticciona!

Quando mi capita di accennare ai miei trascorsi scolastici, di impronta decisamente tecnico-scientifica, noto una certa perplessità nell'interlocutore, quasi che il connubio creatività-scienza sia ritenuto inverosimile ed inaccettabile; non vi dico poi delle occhiatacce che mi lanciano se mi scappa detto che mi piaceva persino la matematica...
Eppure siamo tutti d'accordo che alla base della creatività ci deve essere una dose abbondante di fantasia: occorre saper vedere ciò che gli altri non riescono nemmeno ad immaginare!
E allora ditemi: quali esseri più fantasiosi e creativi conoscete dei matematici, dei fisici, degli inventori in genere?
Pensate al teorema di Pitagora o a quelli di Euclide, pensate al principio di Archimede o ai numeri di Fibonacci....come potevano arrivarci, con i pochi mezzi a disposizione, con le scarse conoscenze dell'epoca, con tutti i conti fatti a manina, se non avessero avuto fantasia e creatività?!
Pensate a Leonardo Da Vinci e alle sue macchine volanti...pensate ad Albert Einstein e alla relatività...pensate a Stephen Hawking e alla sua teoria sui buchi neri, che ha dovuto confutarsi da solo perchè nessun altro era in grado di farlo!

E se l'aver menzionato questi illustri esempi di creatività vi sembra un presuntuoso tentativo di rapportarsi ad essi....beh, allora avete scoperto una delle caratteristiche fondamentali che sono richieste ai creativi "di mestiere": la fiducia in sè stessi.

Per fare qualcosa d'innovativo bisogna crederci ma per proporlo agli altri in modo convincente...bisogna crederci ancora di più! ;-)

© Rossana Radaelli-07.10.06